Il Ministero della Solitudine: la burocrazia incontra l’isolamento. Un ufficio surreale dove la solitudine si certifica, si incasella e si trasforma in un paradosso sociale
Il Ministero della Solitudine. Un ufficio dove nessuno vuole lavorare, ma tutti hanno bisogno di entrare
C’era una porta grigia, anonima, senza insegne particolari. Solo una piccola targa con su scritto: Ministero della Solitudine.
Stagione Teatrale 2024-2025: “Il Ministero della Solitudine”
Un’opera intensa e attuale
Dal 18 al 23 febbraio, lo spettacolo Il Ministero della Solitudine porta in scena una drammaturgia profonda, frutto della collaborazione tra lacasadargilla e Fabrizio Sinisi.
Un’opera che esplora l’isolamento contemporaneo attraverso parole potenti e una regia d’impatto.
Il Ministero della Solitudine. Un cast di grande talento
Cinque interpreti danno vita ai personaggi: Alma (Giulia Mazzarino), F. (Francesco Villano), Primo (Emiliano Masala), Simone (Tania Garribba) e Teresa (Caterina Carpio).
Con sensibilità e maestria, traducono in azione le parole e i movimenti curati da Marta Ciappina.
Un’esperienza scenica immersiva
Lo spazio scenico e i paesaggi sonori, ideati da Alessandro Ferroni, si fondono con le luci di Luigi Biondi e i costumi di Anna Missaglia.
Un connubio artistico che amplifica il coinvolgimento emotivo del pubblico.
Il Ministero della Solitudine. Un progetto di prestigio
Prodotto da Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, lo spettacolo nasce grazie alla collaborazione di importanti istituzioni teatrali.
Riconosciuto agli UBU 2023, ha ottenuto premi per miglior regia (Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni) e miglior attore (Francesco Villano).
Nessun campanello, nessuna accoglienza calorosa. Solo silenzio e una pila di moduli che chiunque entrasse era obbligato a compilare.
L’attesa infinita
Alma era seduta nella sala d’attesa. Una stanza senza finestre, illuminata da neon tremolanti, con sedie scomode e un silenzio che sembrava pesare sulle spalle.
Lei non parlava con nessuno. Osservava le sue mani e pensava alle api, alle piccole creature operose che morivano senza fare rumore.
Forse anche la solitudine era così, un lento spegnersi senza clamore. Ogni volta che il pensiero le sfuggiva, prendeva il barattolo di miele dalla borsa e lo stringeva forte.
Era il suo oggetto di conforto, il suo legame con un mondo che sembrava sempre più distante.

Il Ministero della Solitudine. Il paradosso della solitudine
Accanto a lei sedeva F., l’unico con una lettera al posto del nome. Nessuno gli chiedeva perché, nessuno sembrava voler sapere di più. Lui, invece, si preoccupava di tutto.
Aveva chiesto un sussidio per costruire un alveare, per aiutare le api, diceva. Ma la verità era che si sentiva come loro: un essere sempre più solo, in un mondo che stava scomparendo sotto i suoi piedi.
Realtà virtuali e vite sospese
Dall’altra parte della sala, Primo fissava il vuoto. Di mestiere faceva il moderatore sui social, ripuliva il web da tutto ciò che non andava bene, che disturbava, che faceva troppo rumore.
Viveva con Marta, che però non parlava mai. Non perché non volesse, ma perché non poteva.
Marta era una Real Doll, e lui la trattava come fosse viva. L’unica che non lo avrebbe mai lasciato.
Il Ministero della Solitudine apre le porte
D’improvviso, la porta del Ministero si aprì con un cigolio sinistro. Simone, impiegata modello, fece un cenno con la mano e il primo della fila si alzò.
Lei era una macchina perfetta, precisa, efficiente. Compilava moduli con la velocità di un fulmine, catalogava le richieste come fossero numeri su uno scaffale polveroso.
Ma dietro quella professionalità c’era qualcosa di strano. Nessuno l’aveva mai vista ridere, nessuno l’aveva mai vista fuori dall’ufficio.
Forse lavorava lì perché anche lei, in fondo, non aveva nessun altro.
Sogni infiniti
Nel mentre, Teresa entrò nella sala. Portava con sé un manoscritto di mille pagine. Scriveva da anni, ma nessuno lo aveva mai letto.
Lei diceva che presto il mondo avrebbe conosciuto il suo capolavoro, ma ogni volta trovava qualcosa da correggere, da migliorare.
Forse, in fondo, temeva che se avesse finito il libro, avrebbe dovuto ammettere che nessuno lo aspettava davvero.

Il Ministero della Solitudine. Il peso della burocrazia
Il Ministero della Solitudine era questo: un luogo dove le vite si incrociavano, ma non si sfioravano mai davvero.
Ognuno era perso nel proprio piccolo universo, nel proprio dolore segreto. Il sistema chiedeva documenti, prove, certificazioni di solitudine, come se il dolore potesse essere misurato con una scala di valori.
Ma la solitudine non si misura, non si pesa, non si incasella. Si vive, si respira, si porta dentro.
Un mondo di assenti
Alla fine della giornata, Simone chiuse il registro. Guardò la pila di domande sulla scrivania.
Persone sole in attesa di una risposta. Ma chi avrebbe mai potuto darla? Chi poteva davvero aiutare qualcuno a non sentirsi più solo?
Il Ministero della Solitudine. Il paradosso del Ministero
Forse, pensò, il Ministero stesso era un paradosso. Un luogo creato per combattere la solitudine che finiva per intrappolare tutti nella sua burocrazia infinita.
Si alzò, spense la luce e uscì dall’ufficio, lasciando il silenzio a riempire lo spazio vuoto.
La stessa routine, domani
Domani sarebbe stato un altro giorno. E ci sarebbero stati altri moduli da compilare.