Cosa pensano davvero cani e gatti del premio “La Penna d’Oca”? Lo raccontano loro, tra crocchette, ironia e applausi felini nella sala del Campidoglio.
“La Penna d’Oca”? Parla il Popolo delle Zampe: Onorati, ma abbiamo delle osservazioni
Sabato 10 maggio, ore 16.37, Roma. “La Penna d’Oca”?
Una delegazione non ufficiale di cani e gatti di varie razze, dimensioni e pettinature si raduna in assemblea straordinaria nel cortile della Piramide Cestia.
Ordine del giorno: il Premio “La Penna d’Oca del Campidoglio”.
Parla Romeo, gatto europeo, anziano ma sveglio, rappresentante dei Gatti della Piramide:
“Cari colleghi pelosi e pelosi a metà, oggi siamo qui per discutere una faccenda seria.
Pare che in Campidoglio, nella sala della Protomoteca – che a noi risulta ancora off limits per motivi legati ai peli – si sia svolta la seconda edizione di un premio in nostro onore.
Ora, siamo lusingati. Ma anche lievemente perplessi.” “La Penna d’Oca”?
A prendere la parola, con una zampa ancora bagnata dalla fontana, è Poldo, un meticcio allegro, esperto di marciapiedi e giornalisti:
“Ho visto le immagini. Sala gremita, statuette, gente elegante. Tanta bella umanità che dice quanto ci ama.
Ma scusate, dov’eravamo noi? Nessuno ha portato nemmeno un biscotto o un grattino di cortesia. Eppure, senza di noi, nessun premio, signori!”

“La Penna d’Oca”?. Premiati tutti: tranne noi (fisicamente)
La voce si alza anche dal settore influencer: Joy Barboncino Toy sbatte la testolina cotonata e sospira:
“Mi hanno taggato su mille post. Ok, grazie, molto carini. Ma volete mettere un premio consegnato direttamente tra le mie zampette con fiocchetto coordinato?
La prossima volta, vogliamo tappetino rosso e scodella d’acqua di fonte.”
Marley SuperCane, invece, è commosso:
“Io sono onorato. Davvero. Lo giuro sul mio osso preferito.
Ringrazio la Polizia, i Carabinieri, Anas, tutti. Ma un pensierino anche alla cagnolina Dana, disabile e coraggiosa, che oggi rappresenta tutti noi scartati e poi miracolosamente amati.
Lei sì che merita una statua, non solo una penna.”

“La Penna d’Oca”?. Totò e Peppino? Bravi umani, ma noi li conoscevamo già
Nel cortile, sotto un albero, Minerva, gatta nera a pelo lungo, biascica crocchette e filosofia:
“Ho letto che c’erano anche foto di Totò e Peppino. Ottima scelta. Quelli sì che avevano rispetto.
Totò mi ha offerto un pezzo di mozzarella una volta, vero amore. Ma serviva una mostra per ricordarlo?
Noi gatti ricordiamo tutto, anche quando avete spostato la cuccia senza chiederci.”
Ruggero, beagle esperto di poltrone teatrali, interviene dal gruppo del Teatro Golden:
“Scusate, ma vogliamo parlare di Maia, la mascotte che accoglie il pubblico a teatro? A lei andrebbe dedicato un loggione! Altro che premio simbolico!”

Il Giubileo delle Oche e il Mistero del Biscotto Mancante
“La Penna d’Oca”?. Un giovane levriero, visibilmente spaesato, solleva una questione spinosa:
“Ma… questa Penna d’Oca? È commestibile? No, perché io ci ho sperato fino alla fine. Pensavo almeno fosse ripiena.”
Romeo, saggio come sempre, risponde con garbo:
“È simbolica, ragazzo. È un omaggio alla leggenda delle oche del Campidoglio, che svegliarono Roma starnazzando.
Un po’ come facciamo noi quando ci dimenticano fuori o quando ci servono la pappa mezz’ora in ritardo.”
Un plauso (sincero) agli umani che si sono meritati l’abbraccio del branco
Alla fine, anche i più sospettosi annuiscono: la lista dei premiati è lunga, variegata e sincera.
Licia Colò, Raffaele Paganini, Enzo Salvi, i volontari dei rifugi, i soccorritori, i medici veterinari, le scuole.
Tutti umani che meritano una leccatina, una zampa sul ginocchio, un miagolio basso e profondo che vale più di mille parole.
“La Penna d’Oca”?. E un consiglio per la prossima edizione…
Concludendo la riunione, Romeo detta le linee guida future:
“Più premiazioni, più riconoscimenti, ma anche più partecipazione attiva da parte nostra.
Ci accontentiamo di sedie imbottite e ciotole coordinate con le luci della Protomoteca.
E magari una piccola sezione dedicata alle zampografie d’autore. Sapete, alcuni di noi sanno usare la tempera.”
E se le oche salvarono Roma con un allarme starnazzante, i cani e i gatti di oggi sanno salvarla con la loro presenza silenziosa, affettuosa e – diciamolo – con uno sguardo che giudica meglio di mille tribunali.