Marcello Albanesi “La panchina. Liberi di Amare”. Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.
Lo scrittore Marcello Albanesi, nato a Roma nel 1966, laureato in Lettere, attore teatrale, giornalista pubblicista, autore e conduttore per radiokaositaly.com, ha pubblicato vari libri tra cui: ‘Jasmine’, ‘È solo pioggia’, ‘Justin’.
Marcello Albanesi ora torna con “La panchina. Liberi di Amare”.
In quarta di copertina si legge: “Mauro si siede. Con tutto il peso dei suoi 197 centimetri scarsi di altezza.
Il divano lo accoglie insieme al quel senso di sbigottimento, stordimento e incredulità.
I fogli manoscritti, appena letti, pendono dalla sua mano. La scrittura è quella di Hermes.
Non ha dubbi.
La riconoscerebbe subito in mezzo a mille. Precisa, minuta con degli sprazzi di antico eppure così chiara e personalizzata.
Ma che cos’è che ha letto? Non ha l’aria di essere solo un testo qualsiasi.
È qualcosa di più.
Ha il sapore di un testamento morale. Un senso di paura lo assale, scorre nelle sue vene e si diffonde in ogni cellula del suo corpo.
Un brivido parte dalla base sacrale si spande su tutto il dorso ed esplode tra la nuca e le spalle.
La testa indietreggia roteando seguendo quell’onda di energia. Il respiro è spezzato.
Vorrebbe continuare a leggere, vorrebbe avere la soluzione di quel dramma scritto.
Vorrebbe ci fossero altri fogli che lo potrebbero condurre a una comprensione.
Ma sono tutti lì, nelle sue mani.
È sconvolto e non vede l’ora di rivederlo e parlargli. Vuole capire”. Una lettura che ha un crescendo emotivo molto intenso ed un linguaggio fluido.
La storia struggente del protagonista maestro di musica è commovente come lo è il brano musicale che l’autore regala al lettore per accompagnarlo in una sorta di ascolto intimo in tutte le 132 pagine.
Un racconto sincero a dimostrare che “il sole non è nemico degli amanti”.
La panchina, luogo di incontri, forse scontri, meraviglie, pensieri, parole e parolacce.
Composto in dodici storie, parla di ognuno di noi attraverso i suoi personaggi veri, vitali, potenti.
Vicende quotidiane nostalgiche, tristi, dolorose, ma mai artefatte, si alternano come a tratteggiare un destino comune… tra immagini, ricordi, desideri e paure.
Lo sfondo è una Roma abbandonata, come molti di noi dinnanzi all’umana solitudine.
Un intreccio di fili che legano il possibile con l’impossibile, la realtà con la verità.
La ‘panchina’, attraverso i colori che lascia intravedere, gli odori che fa percepire ed i personaggi dei quali conserva i segreti, è al centro di tutto.
Nel libro, per esempio, compaiono Mauro, Hermes, Sabrina, Daniela, Lorena, Carlo… e ogni nome ha in sé un piccolo mondo.
Originale lo spunto, profondi gli argomenti, giusto il ritmo. La lettura infonde un senso di speranza.
È scorrere di emozioni: amore, libertà e poesia, che pervadono l’anima del lettore.
Un libro, questo, assolutamente da comprare, da leggere ed anche da regalare a chi amiamo in quanto si legge con una fluidità che di solito appartiene più ai film che agli scritti.
Attraverso la capacità descrittiva dell’autore si riesce a comprendere un mondo che, anche se non ci appartiene personalmente, merita di essere conosciuto e apprezzato, soprattutto, in questo periodo, dove il “dividi et impera” sembra farla da padrone.
Un Grazie sincero a Marcello Albanesi per questo progetto editoriale magnifico ed illuminante. Notevole, brillante, 132 pagine semplici e piacevoli.
Ritengo che questo sia uno dei più bei racconti che abbia letto negli ultimi mesi. È quel genere di libro che vorresti non finisse mai.
Tutti speriamo di occupare la nostra panchina e di occupare un posto unico nel mondo!
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