Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo.

Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo

Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo

Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo.

Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo. Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

Davide Pappalardo ha scritto per Glam – Pendragon “Che fine ha fatto Sandra Poggi?”, un libro di 207 pagine in vendita in tutte le librerie italiane per 15,00 euro.

Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo. Lo scrittore nato in Sicilia nel 1976, dopo un breve periodo a Roma, ha scelto di lavorare e vivere a Bologna.

Ha al suo attivo già vari racconti e tre romanzi con cui ha vinto numerosi premi.

Pappalardo si destreggia nel genere noir come un acrobata: conoscendo a fondo i suoi meccanismi, gioca a ribaltare espressioni letterarie e aspettative di trama.

L’autore ha deciso rendere protagonista del suo noir Libero Russo, un ex poliziotto di 31 anni.

Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo.
Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo.

Russo è un investigatore privato un po’ sfortunato, con il quale la vita non è stata per niente generosa.

Ha avuto un’infanzia non proprio felice in Sicilia, il suo matrimonio con l’amata Clelia è finito ormai da tempo, non ha avuto molta fortuna con le donne, è stato cacciato dalla polizia e i suoi unici amici sono, oltre il buon Marione, un ex collega e il gatto Fritz, lo “scozzese” Johnnie Walker e lo “spagnolo” Fundador che gli fanno compagnia nei momenti di maggiore solitudine.

Un personaggio borderline che vive al quartiere Isola di Milano, ai tempi non certo una zona per VIP, anzi tutt’altro, con la sola compagnia di Fritz, un frigorifero perennemente vuoto, alla ricerca di lavoretti di investigazione per sbarcare il lunario.

Russo adotta la classica voce narrante dell’investigatore protagonista del noir, accoppiandola con un’intelligenza da narratore…

Una genialata che piace, perché il protagonista sguscia fuori dalla storia per guardare se stesso con ironia, regalandoci un punto di vista arguto e un po’ beffardo.

Naturalmente non si può svelare troppo della trama, ma posso dirvi che sono tanti i temi che mi hanno affascinato e coinvolto: uno su tutti, la ricerca e la voglia di riscatto, non solo agli occhi degli altri, ma soprattutto verso sé stessi.

Le ambientazioni anni settanta sono impeccabili, nonostante Pappalardo, in quel periodo non dovesse neanche essere nato: eppure è riuscito a descrivere così bene quel mondo, forse grazie ai racconti dei suoi genitori, chissà!

I riferimenti agli anni ’70 si sprecano, oscillano dalla moda (vi basti un giubbino in pelle color verde smeraldo) alla musica, alle dive del cinema, alla situazione sociopolitica (stiano entrando nei famigerati “anni di piombo”) alla citata crisi petrolifera che costrinse gli italiani a riscoprire le domeniche a piedi. Il tutto accentuato, quasi caricaturizzato: se da manuale del noir o da serie TV, vedete voi.

Un giorno, nel dicembre 1973, il protagonista  riceve la visita di un certo Calogero Volpe, detto Lillo, un personaggio della Milano bene ma dai risvolti oscuri che “assolda” Russo per ritrovare la sua fidanzata, Sandra Poggi, figlia di un “re” del mattone.

Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo.
Sandra Poggi. Che fine ha fatto? Di Davide Pappalardo.

Una ragazza di una bellezza travolgente che non riesce a stare lontana dai guai ed è sparita senza lasciare traccia.

Questa ricerca porterà Libero tra le calli di Venezia e i portici e le stradine di Bologna in un gioco al rimpiattino che terrà il lettore fino alla fine con il fiato sospeso.

Inutile dire che anche lui non rimarrà indifferente al fascino della misteriosa scomparsa.

Lo scenario in cui si dipana la vicenda che si delinea è ben più complesso di quanto si possa pensare e non si configura come la semplice fuga di una giovane, annoiata rampolla dell’alta società.

Gli oggetti, i colori del mondo in cui vive Sandra Poggi e i suoi compagni ci proiettano in un’era lontana; le descrizioni delle Venezia, Bologna e Milano di quegli anni rivelano un occhio da documentarista e storico meticoloso ma mai freddo e distaccato.

La lettura è fresca, il racconto spontaneo.

È davvero piacevole leggere un autore che nel giocare con uno stile nonostante tutto fa ‘goal’.

È chiara e palese nella vita di molti dei personaggi una discesa agli inferi, per dirla alla Dante: per alcuni questa situazione diventa motivo di crescita, per altri invece finisce per essere il baratro più nero e profondo.

Ancore di salvezza le ho trovate nei ricordi del protagonista: quando racconta della sua terra di Sicilia, della famiglia, di suo nonno, entra un raggio di sole nella storia.

Anche lui sembra trarne giovamento. Davide Pappalardo è uno di quelli che possiedono il “dono” della penna.

Ha una splendida scrittura, facile e ironica, che scorre via leggera come l’acqua di un ruscello.

La prosa dell’autore è fluida, senza fronzoli, le sue parole arrivano dritte al punto.

La trama avviluppa i lettori, il finale è incredibile grazie alla scelta dei personaggi super azzeccati.

Lo stile è accattivante, incalzante, una scena dopo l’altra come in un film, il linguaggio forte, a tratti, ma mai volgare.

L’autore è stato abilissimo a svelare le cose pian piano, lasciandoci il piacere di fare ipotesi e congetture, che hanno risposta solo nel finale, non scontato né banale…

Pappalardo amante del genere hard boiled in “Che fine ha fatto Sandra Poggi?”  

Ha accompagnato, un po’ tutti, mano nella mano, in atmosfere decisamente noir.

L’autore conferma ancora una volta doti narrative e riesce a tracciare sapientemente un quadro essenziale del nostro paese, con quelle pagine di cronaca nera che hanno macchiato di sangue le nostre città.

Un noir saporito, fresco e del tutto godibile, pieno di riferimenti culturali; l’autore anche questa volta non ha tradito le attese, rivelandosi sempre più una certezza, ma su questo non avevamo dubbi!

Un romanzo che straconsiglio per gli amanti del genere che difficilmente resteranno delusi.

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