Bernardino Coppola “L'era che verrà”.

Bernardino Coppola “L’era che verrà”

Bernardino Coppola “L’era che verrà”

Bernardino Coppola “L'era che verrà”.

Bernardino Coppola “L’era che verrà”. Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

Lo scrittore Bernardino Coppola – autore di “L’era che verrà”, in vendita in tutte le librerie italiane per 15 euro è uno scrittore e un personaggio estremamente poliedrico.

Bernardino Coppola “L’era che verrà”. Nato a Napoli nel 1975, diplomato geometra in seguito si iscrive all’Università Federico II di Sociologia.

Qui matura il suo interesse per la Filosofia e la Psicologa e il Cristianesimo.

Conseguirà presso la Facoltà Lateranense il Titolo in sacra Teologia con una tesi innovativa sulla religiosità di “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini e di “The Passion” di Mel Gibson.

La sua passione per il mondo giovanile lo spingerà a conseguire la Laurea in scienze dell’Educazione e Formazione e in Pedagogia e Scienze Umane e a Diplomarsi come musicoterapeuta.

Collabora al progetto STOQ (Science Teology Ontology Questions). Pittore ed iconografo, partecipa ad una serie di studi su Tolkien e pubblica con altri “Lo specchio di Galadriel”. Per la Bertoni Editore pubblica due libri di poesie: “Foglie dell’anima” e “Genesi”.

“L’era che verrà” – prima edizione febbraio 2023 – è un dialogo amichevole sui cambiamenti che attraversano la nostra epoca.

Non è una profezia e neanche un trattato, ma una semplice riflessione su ciò che è accaduto e accade attraverso prospettive differenti: arte, musica, filosofia e teologia.

A pagina 6 leggiamo: “Appartengo a una generazione nella quale il desiderio era dettato dall’attesa, che del desiderio stesso è ingrediente essenziale.

Bernardino Coppola “L'era che verrà”.
Bernardino Coppola “L’era che verrà”.

Attendere implica una tensione, un tendere verso qualcosa cui si aspira.

Nella società odierna, l’attesa è vanificata, questa gioia è annullata dalla necessità del tutto e subito”.

Più avanti, lo scrittore afferma: “In ogni tempo un uomo è tale per la sua capacità relazionale e per il suo essere desiderante.

Relazione e desiderio sono per l’uomo di ieri, di oggi e del futuro, il terreno necessario in cui far crescere la sua buona vita: buona vita di amore e di senso; Buona vita di relazioni significative.

Senza relazione l’uomo muore e piomba in quella solitudine mortifera che finirà per divorare tutti gli ambiti della sua esistenza, dal lavoro al tempo libero, dal rapporto di coppia le relazioni amicali.

Allo stesso modo il desiderio rappresenta linfa vitale per l’esistenza: un uomo senza la sua facoltà desiderante, subirà il suo destino e resterà schiacciato dalla sua stessa umanità.

Desiderio e relazione sono per ciascuno di noi “il giardino segreto” dove poter far crescere la nostra storia; la fonte dove attingere la sostanza delle nostre azioni per poter navigare nella vita con una direzione”.

Val la pena ricordare, a questo punto, come in filosofia il desiderio sia definito come uno stato di affezione consistente in un impulso volitivo diretto a un oggetto esterno, di cui si desidera la contemplazione o più facilmente, il possesso.

Se è messa in questione la sussistenza stessa del desiderio, come sarà possibile che esso divenga tratto essenziale per il nostro futuro?

Probabilmente dovremmo rifuggire da una condizione ben precisa: quella nella quale siamo noi stessi a ingabbiare i nostri pensieri o le nostre emozioni dentro formule univoche, onnicomprensive, capaci di spiegare tutto e di dare ad ogni cosa o infinite vie d’uscita, per cui tutto sarebbe sempre ancora possibile, o di chiuderle dentro invalicabili sbarramenti, per cui nulla avrebbe più senso.

Pensare che, anche nel nostro mondo moderno, nella attuale società “automatica” non ci possano essere squarci di opportunità, aperture è totalizzante e alimenta una tentazione inerziale che inibisce il futuro.

Tutte le storie narrate dai poeti, dall’epica, dalla letteratura ci mostrano come l’essere umano sia mosso, nei suoi comportamenti, dal vento del desiderio, che ora soffia come brezza sottile, ora ci sospinge robusto verso terreni sconosciuti, ora ci travolge come un uragano.

Bernardino Coppola “L'era che verrà”.
Bernardino Coppola “L’era che verrà”.

Sarebbe fuorviante cercare una definizione “unica” di desiderio.

È più proficuo invece vederlo come un campo aperto di contraddizioni, all’interno del quale le variazioni sono pressoché infinite, le oscillazioni costanti, gli intarsi inesauribili.

Noi possiamo anche provare a “classificare” i desideri.

Ma non ne verremo a capo, tanto sono avviluppati e confusi e mai precisi dentro il cuore degli umani.

Il desiderio non può tuttavia essere cancellato così facilmente.

Desideri e affetti, nel loro binomio inseparabile, costituiscono l’elemento basilare della vita psichica, intellettuale e spirituale, sono la sorgente di ogni attività; pur apparendo spesso un insieme caotico e complicato, essi rimandano a realtà fondamentali e necessarie che danno sapore alla vita, perché la rendono interessante, «gustosa».

Il desiderio infatti, parafrasando lo psicologo Kubie, consente di attuare l’unico tipo di trasformazione duraturo, e cioè «cambiare nella capacità di cambiare»: ciò consente di riportare ordine nel disordine.

Quando il desiderio è vero, autentico, porta ad operare una radicale ristrutturazione, a «mettere ordine nella propria vita.

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